domenica 5 dicembre 2010

Il libro del Cortegiano

La prima edizione del Libro del Cortegiano di Baldassarre Castiglione fu pubblicata a Venezia presso Aldo Manuzio nella primavera del 1528

Il Cortegiano è composto di quattro libri: i protagonisti del trattato sono illustri e dotti personaggi che, impegnati in piacevoli giochi e in liete conversazioni, passano virtuosamente il tempo libero della sera, dopo le occupazioni quotidiane, e decidono di dedicarsi al gioco di "formar con parole un perfetto cortegiano".
La corte è quella di Urbino , presso la quale Castiglione prestò servizio dal 1504 al 1513: il  dialogo s’immagina avvenuto nel 1507, alla presenza della duchessa Elisabetta e della signora Emilia Pio. La struttura dell’opera è modulata sul De oratore di Cicerone, sulla Repubblica di Platone.
 
Dall’esigenza di riqualificare la figura del cortigiano deriva la trattazione che Ludovico di Canossa fa nel primo libro, dove sono definite le caratteristiche fisiche e morali del perfetto "uomo di corte": viene sottolineata la necessità di comportamenti prudenti, sapientemente ispirati ad una mediocritas che si traduce in equilibrato senso della misura. Categoria centrale di questo sistema di norme è la grazia, cui dovranno conformarsi i modi di vestire e di parlare, di muoversi e di mangiare, di apparire e di essere: il cortigiano, esperto conoscitore di armi e di lettere, nobile dotato di ogni virtù fisica e morale, avrà come compito precipuo quello di dissimulare ogni artificio, in nome di quella sprezzatura che è specifica forma del suo vivere in corte.
Nel corso del secondo libro, la parola passa da Federico Fregoso, impegnato ad illustrare le modalità di applicazione dei precetti delineati in precedenza, a Bernardo Dovizi da Bibbiena , che propone il tema delle facezie come forma propria dell’intrattenimento cortigiano. 
Giuliano de’ Medici illustra, nel terzo libro, i tratti della perfetta "donna di palazzo", immagine speculare a quella dell’ "uomo di corte" cui appartengono discrezione e decoro.
Il quarto ed ultimo libro affronta una serie di tematiche che si differenziano sensibilmente dalle precedenti, in quanto è in questa sede che vengono analizzati i rapporti fra principe e cortigiano all’interno della struttura politica e sociale della corte.
Conosciuto ancor prima che fosse pubblicato, il Cortegiano conobbe una rapida diffusione europea che testimonia il ruolo da esso ottenuto come modello di comportamento e compiuta forma del vivere nelle società, manifesto esemplare del perfetto "uomo di corte" fino alla Rivoluzione francese. Le letterature europee del Seicento documentano, infatti, una diffusione capillare del testo di Castiglione: se in Spagna il Cortegiano assume le fattezze dello Héroe (1647) e del Discreto (1646) del gesuita Balthasar Graciàn, in Francia diviene il Gentilhomme di N. Pasquier (1611), il Courtisan français (1632) di un autore rimasto anonimo, l’"honnête homme" de L’art de plaire à la cour di N. Faret stampato nel 1630.


Pubblicato a ridosso del sacco di Roma, nel 1528, pochi mesi prima della morte del suo autore, e accompagnato subito da un immenso successo, Il libro del Cortegiano si presenta come una complessa architettura retorica, fitta di citazioni nascoste derivate dalla lettura di Cicerone, Quintiliano, Plutarco, Senofonte, Orazio, Lucrezio, Aulo Gellio, Platone ed Aristotele. In apparenza intento a delineare la figura del perfetto uomo di corte, ambientato nella Urbino dei primi del Cinquecento, Il Cortegiano affronta in realtà i temi caldi di quegli anni: la crisi italiana nel contesto europeo, la dubbia moralità degli uomini di governo, l'assenza di un principe italiano, la centralità della Roma pontificia, e ancora, il tramonto del Rinascimento padano, l'emergere di nuove istituzioni monarchiche, un ideale di equilibrio e di misura che è già una memoria del tempo perduto. Il libro, che avrebbe indotto la maggior parte dei lettori a riconoscervi l'idealizzazione del perfetto gentiluomo, il recupero del neoplatonismo e la migliore eleganza letteraria dell'umanesimo italiano, è dunque intaccato alla radice dai problemi di un'epoca percorsa da cruciali dilemmi e lacerazioni. L'introduzione e il commento di Walter Barberis dell'edizione Einaudi riportano il grande classico alla sua filigrana politica ed esistenziale, riproponendone, al di là del «genere» letterario, le valenze politiche originarie e fornendo al lettore le chiavi per comprenderlo e apprezzarlo nella sua dimensione piu peculiare e innovativa. 

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