sabato 22 maggio 2021

ALESSANDRO MANZONI

Hayez, ritratto di A. Manzoni con tabacchiera

https://www.casadelmanzoni.it/

lunedì 10 maggio 2021

Epica e romanzo



Innumerevoli sono i romanzi del mondo. Ma come parlarne?  Per prima cosa, il romanzo è per noi un grande fatto culturale, che ha ridefinito il senso della realtà, il fluire del tempo e dell'esistenza individuale, il linguaggio e le emozioni e i comportamenti. Romanzo come cultura, dunque; ma certo anche come forma, e anzi forme, plurale, perché nella sua lunga storia si incontrano le creature piú sorprendenti, e l'alto e il basso si scambiano volentieri di posto, e i confini stessi dell'universo letterario diventano incerti. A volte, viene da pensare a Babele. Ma è proprio questa flessibilità che ha fatto del romanzo la prima forma simbolica davvero mondiale: una fenice che ovunque si trovi sa riprendere il volo, e ha l'astuzia di azzeccare sempre il linguaggio giusto per i suoi nuovi lettori.

Franco Moretti



domenica 9 maggio 2021

Purgatorio I


La struttura morale del Purgatorio dantesco segue la classificazione tomistica1 dei vizi dell'amore mal diretto, e non fa più riferimento a singole colpe.
Come nell'inferno, in cui c'era un antiinferno, così anche nel purgatorio c'è, in apertura, l'Antipurgatorio.
Poi, esso è suddiviso in sette cornici, nelle quali si espiano i sette peccati capitali: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, gola, lussuria. Tali peccati erano puntiti anche nell'inferno2, e non è detto che quelli del II regno siano meno gravi, ma che il peccatore si è pentito, sia pure all'ultimo momento: sulla sincerità del suo perdono deve giudicare l'angelo guardiano (cfr. Canto IX).
In chiusura vi è il Paradiso terrestre, in cui le anime concluderanno il proprio percorso di purificazione, immergendosi nei fiumi Lete (il fiume dell'oblio, per liberarisi definitivamente da ogni traccia dei mali passati) ed Eunoè (per instillare i pensieri di bene).
Costruito in gran parte specularmente all'Inferno, esso è una montagna sacra, posta nell'emisfero australe (proibito all'uomo durante la vita terrena: cfr. la vicenda di Ulisse in Inf. XXVI), in cui l'ordine dei peccati risulta capovolto: il cammino di Dante è infatti dal peccato più grave a quello più lieve (ancora una volta la lussuria, ovvero l'amore che eccede nella misura).
Ogni cornice ha un custode angelico, e precisamente gli angeli dell'umiltà, della misericordia, della mansuetudine, della sollecitudine, della giustizia, dell'astinenza e della castità; in ogni cornice, inoltre, gli espianti hanno sotto agli occhi sian esempi del loro vizio punito sia esempi della virtù opposta. Giunto alle soglie del Paradiso terrestre, Virgilio deve abbandonare il poeta; alla guida di Dante si pone il poeta latino Stazio, che lo condurrà nel giardino celeste, dove lo accoglierà Matelda, a sua volta anticipazione dell'apparizione di Beatrice.
Le anime del Purgatorio sono già salve, ma, prima di arrivare al Paradiso, per espiare i propri peccati, devono salire il monte3. Ogni anima deve dunque percorrere tutto il cammino e purificarsi in ogni cornice del peccato corrispondente; ma, per facilitare l'incontro con determinati personaggi, il poeta li colloca nella cornice propria del loro peccato più rilevante.
Il Purgatorio ha la funzione specifica di espiazione, riflessione e pentimento, ed è solo attraverso il cammino, quindi il pellegrinaggio verso Dio, che l'anima può aspirare alla redenzione. Questo vale anche per Dante, che all'inizio ha incise sulla fronte sette P (canto IX), simbolo dei sette peccati capitali; alla fine di ciascuna cornice l'ala dell'angelo guardiano cancella la P indicando così che quella specifica espiazione è compiuta.

sabato 8 maggio 2021

Il Paradiso di Dante

 La terza cantica della Commedia racconta la parte conclusiva  del  viaggio di Dante  nel regno degli angeli e beati. Esso è il regno della luce, simbolo della beatitudine  e della spiritualità ma anche della gloria e della potenza di Dio.

 Nell’ultimo canto  il protagonista raggiunge il fine ultimo  della sua impresa,  ottenendo di poter 
contemplare   la luce divina.
Il viaggio di Dante nell’aldilà si svolge nella settimana santa  del 1300, tra il mezzogiorno  della
 domenica di Pasqua e il mezzogiorno del Lunedì dell’Angelo.

mercoledì 5 maggio 2021

sabato 1 maggio 2021

Che tortura!!!! (intorno a Beccaria)

Introduciamo il tema attraverso una ricca scheda Atlas che presenta l'autore (con video), un brano da Dei delitti e delle pene  e alcuni approfondimenti (link qui sotto)

giovedì 8 aprile 2021

sabato 27 marzo 2021

giovedì 25 marzo 2021

ORAZIO


La PRIAMEL dell'ode I, 1 - analisi 


INTRODUZIONE A ORAZIO LIRICO: LA POESIA DELLA SAGGEZZA (di Alfonso Traina)  

sabato 27 febbraio 2021

venerdì 15 gennaio 2021

Barocco!



L'IDENTITA' DEL BAROCCO: Fra la fine del 1400 e l’inizio del 1700 grandi cambiamenti storico-sociali e religiosi segnano il passaggio dall’Età Medievale all’Età Moderna. 

mercoledì 13 gennaio 2021

OVIDIO


Ovidio Metamorfosi Libro I

 

1 In nova fert animus mutatas dicere formas

  corpora; di, coeptis (nam vos mutastis et illas)

  adspirate meis primaque ab origine mundi

  ad mea perpetuum deducite tempora carmen!

 

5 Ante mare et terras et quod tegit omnia caelum

  unus erat toto naturae vultus in orbe,

  quem dixere chaos: rudis indigestaque moles

  nec quicquam nisi pondus iners congestaque eodem

  non bene iunctarum discordia semina rerum.

 

 

 A narrare di forme cambiate in corpi stranieri mi spinge l'ingegno; al progetto, dèi, date respiro (siete voi che lo avete cambiato) e guidate i miei versi a discendere dal primo principio del mondo di seguito fino ai miei giorni.

Prima del mare, dei campi, del ciclo a coprire ogni cosa, per l'universo mostrava la natura un'identica faccia, il Caos, come l'hanno chiamata: una massa informe e confusa, nient'altro che un torpido peso e dentro, ammucchiati e discordi, i germi di cose sconnesse.

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venerdì 4 dicembre 2020

Niccolò Machiavelli: Il Principe




MACHIAVELLI E IL SUO TEMPO AL LINK della mostra che si tenne nel 2013

martedì 1 dicembre 2020

Virgilio

       Publio Virgilio Marone
Nel 70 avanti Cristo, nelle Idi di ottobre,(15 ottobre) Publio Virgilio Marone nacque ad Andes, presso Mantova......
.


venerdì 25 settembre 2020

giovedì 10 ottobre 2019

Lucrezio

Biografia di Tito Lucrezio Caro al PDF:
 http://www.nonsolobiografie.it/personaggi/biografia_lucrezio-1.pdf
oppure a questo estratto:
http://www2.classics.unibo.it/Didattica/LatBC/IntroLucr.pdf




Da Gian Biagio Conte , Insegnamenti per un lettore sublime, prefazione a De R. N. ,  Rizzoli, alcuni concetti chiave: 


mercoledì 1 maggio 2019

domenica 18 marzo 2018

Torquato Tasso

  • 1)   LA FOLLIA DI TORQUATO TASSO-


martedì 19 settembre 2017

UMANESIMO

Che cosa significa “Umanesimo” Umanesimo è termine storiografico moderno e designa una civiltà che si è sviluppata a partire dalla fine del XIV secolo, lungo l’intero arco del XV e oltre, e che ha avuto il proprio fine culturale nel recupero filologico dei classici latini e greci e nell’affermazione dei valori terreni dell’individuo che quei classici avevano appunto esaltato. Il vocabolo Umanesimo deriva da un termine legato a tale civiltà: humanista, che nel lat. del XV sec. indicava l’insegnante di humanae litterae (letteralmente, di dottrine – litterae – che riguardano l’uomo –humanae -), quelle discipline che in epoca classica erano definite studia humanitatis (studi liberali, o, letteralmente, “studi dell’umanità”) e cioè, secondo la definizione di Cicerone, la grammatica, la retorica, la poesia, la storia e la filosofia. La voce umanista indica però oggi, in senso più ampio, la figura intellettuale tipica dell’Umanesimo, cioè il cultore di studi classici, il filologo appassionato che scopre e pubblica i testi dell’antichità latina e greca, il propugnatore del valore dell’individualità umana; figura che ha in Petrarca il suo primo esempio. L’aggettivo umanistico normalmente indica “ciò che appartiene alla civiltà dell’Umanesimo”. Esso può assumere un significato specifico in alcune locuzioni. Per esempio, in ambito universitario si distinguono le Facoltà umanistiche (Lettere e Filosofia, Lingue, Legge, ecc.) da quelle scientifiche (Matematica, Fisica, Chimica, ecc.). D’altra parte, con scienze umane vengono solitamente indicate in modo generico discipline e studi di tipo storico, letterario o filosofico in contrapposizione a quelli di tipo tecnico o scientifico.
Da R. Luperini, P. Cataldi, L. Marchiani, F. Marchese. La scrittura e l’interpretazione, vol. 1 tomo II, G.B. Palumbo, pag. 5

giovedì 9 aprile 2015

Goldoni e la riforma del teatro

Grazie a Chiara Frezzotti e al suo infaticabile, intelligente  lavoro.....


https://www.thinglink.com/scene/636125988975017984

giovedì 25 settembre 2014

Apuleio, L'asino d'oro

FAVOLA DI AMORE E PSICHE
tratta da “L’asino d’oro” di APULEIO

TESTO IN LATINO E IN ITALIANO! 

PDF di 16 pagine con molte illustrazioni

SCHEDE con le rappresentazioni pittoriche e scultoree più famose 

Le metamorfosi - analisi dell'intera opera 

Livelli di interpretazione:
neoplatonica: storia dell'anima
psicoanalitica (Junghiana)
scultorea- Canova
pittorica - Dosso Dossi
pittorica Raffaello
allegorica
esoterica
filosofica
narratologica (propp)


http://www.griseldaonline.it/didattica/lo-straniero-che-e-in-noi-l-asino-d-oro-di-apuleio-d-alfonso.html

Pitture di ogni tempo dedicate al mito di amore e psiche:
http://almacattleya.blogspot.it/2010/12/due-amanti.html





giovedì 18 settembre 2014

Dal Medioevo al Rinascimento, attraverso l'Umanesimo


Parole chiave del medio evo:
Età di mezzo?
invasioni barbariche
feudalesimo
cattolicesimo
castelli e conventi
passaggio dal latino ai volgari
nascita delle letterature nazionali
codificazione dei generi letterari
spopolamento delle campagne, urbanizzazione
Impero
liberi Comuni
cattedrali: affreschi e vetrate
allegoria
predicazione
pellegrini
mercanti
senso del peccato e mortificazione del corpo
"nascita" del purgatorio
Peste

Parole chiave dell'Umanesimo
Signorie
Banche
Da Dio... all'Uomo
Il libro e la trasmissione del sapere

" Homo sum; nihil humani a me alienum puto"   (Terenzio, II sec A.C.)
Da Treccani.it: 
Umanesimo Periodo storico le cui origini sono rintracciate dopo la metà del 14° sec., e culminato nel 15°: tale periodo si caratterizza per un più ricco e più consapevole fiorire degli studi sulle lingue e letterature classiche, considerate come strumento di elevazione spirituale per l’uomo, e perciò chiamati, secondo un’espressione ciceroniana, studia humanitatis. Si parla di umanesimo filologico per distinguere, nel 14° e 15° sec., l’attività degli umanisti intesa al recupero, allo studio, alla pubblicazione dei testi classici, dall’attività di quegli stessi umanisti intesa più generalmente alla creazione letteraria e filosofica, all’elaborazione di una nuova civiltà. Si parla poi di u. volgare in relazione allo sbocco storico dell’U., quando, nella seconda metà del 15° sec., gli ideali letterari di scrittura armoniosa e ornata sono trasferiti in  Italia alle opere letterarie in volgare. Con riferimento, esplicito e implicito, all’U. quale periodo storico, il termine è usato infine per caratterizzare ogni orientamento che riprenda il senso e i valori affermatisi nella cultura umanistica: dall’amore per gli studi classici e per le humanae litterae alla concezione dell’uomo e della sua ‘dignità’ quale autore della propria storia, punto di riferimento costante e centrale della riflessione filosofica.
Umanesimo filologico: si può dire che tutto o quasi il patrimonio attuale di autori latini è stato scoperto o rimesso in circolazione nel Quattrocento. I testi da sempre conosciuti e quelli ora ritrovati erano corretti, interpretati, commentati dal punto di vista linguistico, storico, archeologico; s’instaurava così, al posto della semplice ricezione medievale, una lettura critica ad alto livello, nella quale consiste la più importante novità dell’Umanesimo.

Che cosa significa “Umanesimo” Umanesimo è termine storiografico moderno e designa una civiltà che si è sviluppata a partire dalla fine del XIV secolo, lungo l’intero arco del XV e oltre, e che ha avuto il proprio fine culturale nel recupero filologico dei classici latini e greci e nell’affermazione dei valori terreni dell’individuo che quei classici avevano appunto esaltato. Il vocabolo Umanesimo deriva da un termine legato a tale civiltà: humanista, che nel lat. del XV sec. indicava l’insegnante di humanae litterae (letteralmente, di dottrine – litterae – che riguardano l’uomo –humanae -), quelle discipline che in epoca classica erano definite studia humanitatis (studi liberali, o, letteralmente, “studi dell’umanità”) e cioè, secondo la definizione di Cicerone, la grammatica, la retorica, la poesia, la storia e la filosofia. La voce umanista indica però oggi, in senso più ampio, la figura intellettuale tipica dell’Umanesimo, cioè il cultore di studi classici, il filologo appassionato che scopre e pubblica i testi dell’antichità latina e greca, il propugnatore del valore dell’individualità umana; figura che ha in Petrarca il suo primo esempio. L’aggettivo umanistico normalmente indica “ciò che appartiene alla civiltà dell’Umanesimo”. Esso può assumere un significato specifico in alcune locuzioni. Per esempio, in ambito universitario si distinguono le Facoltà umanistiche (Lettere e Filosofia, Lingue, Legge, ecc.) da quelle scientifiche (Matematica, Fisica, Chimica, ecc.). D’altra parte, con scienze umane vengono solitamente indicate in modo generico discipline e studi di tipo storico, letterario o filosofico in contrapposizione a quelli di tipo tecnico o scientifico.
Da R. Luperini, P. Cataldi, L. Marchiani, F. Marchese. La scrittura e l’interpretazione, vol. 1 tomo II, G.B. Palumbo, pag. 5

mercoledì 17 settembre 2014

Lettura del primo giorno

NUOVO ANNO SCOLASTICO

Tema dell'anno: muoversi, camminare, andare

IL CAVALIERE DEL SECCHIO (Franz Kafka)

Consumato tutto il carbone; vuoto il secchio; inutile la pala; la stufa che respira aria gelida; la stanza gonfia di gelo; davanti alla finestra, gli alberi rigidi nella brina; il cielo, uno scudo d’argento contro chi cerca da lui un aiuto. Devo procurarmi del carbone; non posso certo morire congelato; dietro di me la stufa impietosa, impietoso il cielo davanti a me; perciò devo andare al trotto in mezzo a loro, e nel frattempo, cercare aiuto dal carbonaio. Questi però è ormai indurito contro le mie solite preghiere; devo dimostrargli con chiarezza che non ho più neppure la più piccola particella di carbone, e che dunque lui rappresenta per me il sole nel firmamento. Devo arrivare come il mendicante intenzionato a morire sulla soglia rantolando di fame, e al quale perciò la cuoca si decide a lasciare i fondi dell’ultimo caffè; similmente il carbonaio, pur schiumante di rabbia, ma sotto il raggio del comandamento "Non uccidere!", dovrà scaraventarmi nel secchio un’intera badilata.
Già il mio decollo sarà decisivo; e dunque mi metto a cavalcare sul secchio. Da cavaliere del secchio, la mano in alto sull’impugnatura, che è la briglia più semplice, scendo con difficoltà le curve della scala; quando però sono giù, il mio secchio allora sale splendido, splendido; i cammelli sdraiati bassi per terra, quando il bastone del padrone li incita, non si sollevano con maggiore eleganza. Trottando a velocità adeguata percorro le strade congelate; spesso mi sollevo fino all’altezza del primo piano; non scendo mai fino alle porte d’ingresso. E a straordinaria altezza mi libro sulle arcate della cantina del carbonaio, dove questi sta rannicchiato laggiù al suo tavolino scrivendo; per lasciar defluire l’eccessivo calore ha aperto la porta.
"Carbonaio!" grido con voce arsa e arrochita dal freddo, avvolto dalle nuvole di vapore del mio respiro, "per favore carbonaio, dammi un po’ di carbone. Il mio secchio ormai è tanto vuoto che ci posso cavalcare sopra. Sii buono. Appena posso te lo pago."
Il carbonaio mette la mano all’orecchio. "Ho sentito bene?" chiede da sopra la spalla a sua moglie, che lavora a maglia vicino alla stufa, "ho sentito bene? Ci sono clienti."
"Io non sento proprio niente", dice la donna, respirando tranquilla sopra i ferri, piacevolmente riscaldata sulla schiena.
"Oh sì", grido io, "sono un cliente, un vecchio cliente, un cliente fedele, solamente, per il momento impossibilitato a pagare."
"Moglie", dice il carbonaio, "è così, c’è proprio qualcuno; non posso ingannarmi fino a questo punto; dev’essere un vecchio, un vecchissimo cliente se sa toccarmi così profondamente il cuore."
"Che ti prende, marito?" chiede la donna, e riposandosi un attimo preme sul petto il suo lavoro a maglia, "non c’è proprio nessuno; il vicolo è vuoto; tutti i nostri clienti sono stati riforniti; potremmo anche chiudere il negozio per giorni interi e riposarci."
"Ma io sono qui, seduto sul secchio" grido, e lacrime insensibili di freddo mi velano lo sguardo, "per favore, guardate in su; mi troverete subito; vi prego, datemi una palata di carbone; e se me ne darete due, mi farete felice oltre misura. In fondo, tutti gli altri clienti sono riforniti. Ah, se lo sentissi già risuonare nel secchio!"
"Vengo", dice il carbonaio e con le sue gambe corte vorrebbe già salire le scale della cantina, ma la moglie gli è già vicina, lo ferma prendendogli il braccio e dice: "Resta qui. Se non la finisci con questa idea, salirò io stessa. Ricordati che tosse hai avuto stanotte. Per un affare, e per di più immaginario, dimentichi moglie e figli e metti in pericolo i tuoi polmoni. Vado io." "Allora però digli tutti i tipi di carbone che abbiamo in magazzino; io da sotto ti dirò i prezzi." "Va bene", dice la moglie, e sale nel vicolo. Naturalmente mi vede subito.
"Signora carbonaia", grido, "i miei saluti più devoti; solo una palata di carbone; subito qui nel secchio; me la porto a casa da solo; una palata del peggiore. Naturalmente la pago a prezzo intero, non subito però, non subito." Che suono di campane, nelle due parole "non subito", e come disorienta il loro mescolarsi con le campane serali che proprio ora cominciano a suonare dal vicino campanile.
"Allora, cosa vuole?" grida il carbonaio. "Niente", gli risponde la moglie, "non c’è nessuno; non vedo nessuno, non sento nessuno; solo hanno suonato le sei e noi chiudiamo il negozio. Il freddo è terribile; c’è da prevedere che domani avremo molto lavoro."
Non vede niente e non sente niente; però scioglie il grembiule e agitandolo cerca di soffiarmi via. Purtroppo ci riesce. Il mio secchio ha tutti i vantaggi di qualsiasi buon animale da cavalcare; ma non ha capacità di resistenza; è troppo leggero; basta il grembiule di una donna per cacciarlo a gambe levate.
"Cattiva!" le grido dietro, mentre lei, voltandosi verso il negozio, agita la mano in aria un po’ sprezzante, un po’ soddisfatta di se stessa, "cattiva! Ti ho chiesto una palata di carbone del peggiore e tu non me l’hai data." E dicendo così salgo nelle regioni delle montagne di ghiaccio e mi perdo per non tornare mai più.
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VEDI ALLA FINE DELLA LEZIONE SULLA LEGGEREZZA DI CALVINO IL RIFERIMENTO A QUESTO RACCONTO:
http://www.complit.illinois.edu/rrushing/440b/Percorso_files/Calvino-Leggerezza.pdf

martedì 18 marzo 2014

Nascita del romanzo moderno

epica e romanzo 


APPUNTI SUL ROMANZO

da GUIDO MAZZONI "TEORIA DEL ROMANZO"
«Il romanzo assume la forma che ha oggi per noi fra il 1550 e il 1800, quando una massa eterogenea di scritture narrative comincia a essere accorpata sotto lo stesso nome» (149).

martedì 17 settembre 2013

Estate da leggere tra terzo e quarto anno

Estate da leggere 

Cara terza che diventa quarta, pur stando fermi nelle nostre aule abbiamo fatto tanta strada insieme. Tra analisi poetiche e saggi, tra novelle piccanti, viaggi all’inferno e lacrime in versi,  la letteratura italiana fino alla fine del ‘300 non ha quasi più segreti. E’ ora di riprendere fiato, perché il “viaggio” della quarta sarà pieno di terre da scoprire. Vi lascio al regno dell’estate, purchè portiate un piccolo pegno, un paio di libri (e un taccuino da riempire di appunti…) con i quali ripartiremo a settembre.
Con il piacere di avervi conosciuto, il dispiacere di non vedervi per un po’, e la serena certezza che ci ritroveremo.

  1. Italo Calvino, Il cavaliere inesistente, Einaudi o Mondadori(ci serve quasi subito per il confronto con l’Orlando Furioso)
  1. Elsa Morante, L’isola di Arturo  (le isole del sud, un padre  misterioso, un bambino che cresce)


domenica 8 aprile 2012

venerdì 23 marzo 2012

Vittorio Alfieri in viaggio verso l'estremo


Vittorio Alfieri, Vita, Milano-Napoli, Ricciardi, 1977, (epoca III, cap. 9), pp. 96-97
Io sempre incalzato dalla smania dell’andare, benché mi trovassi assai bene in Stockolm, volli partire verso il mezzo Maggio per la Finlandia alla volta di Pietroburgo. Nel fin d’Aprile aveva fatto un giretto sino ad Upsala, famosa Università, e cammin facendo aveva visitate alcune cave del ferro, dove vidi varie cose curiosissime; ma avendole poco osservate, e molto meno notate, fu come se non le avessi mai vedute. Giunto a Grisselhamna, porticello della Svezia su la spiaggia orientale, posto a rimpetto dell’entrata del golfo di Botnia, trovai da capo l’inverno, dietro cui pareva ch’io avessi appostato di correre. 

mercoledì 14 marzo 2012

Goldoni, La locandiera


«Apriamo dunque lo spettacolo il dì 26 dicembre con La locandiera. Questa vien da Locanda, che in italiano significa la stessa cosa che hötel garni in francese. Non vi è termine proprio in lingua francese per indicar l’uomo o la donna che tien locanda. Se si volesse tradurre questa commedia in francese, converrebbe cercar il titolo nel carattere, e questo sarebbe senza dubbio la femme adroite. Mirandolina tiene una locanda a Firenze, e colle sue grazie e col suo spirito guadagna, ancor senza volerlo, il cuore di tutti quelli che alloggiano da lei.»
(C. Goldoni, Memorie).



martedì 4 ottobre 2011

giovedì 27 gennaio 2011

26 gennaio 2011

domenica 5 dicembre 2010

Il libro del Cortegiano

La prima edizione del Libro del Cortegiano di Baldassarre Castiglione fu pubblicata a Venezia presso Aldo Manuzio nella primavera del 1528

Il Cortegiano è composto di quattro libri: i protagonisti del trattato sono illustri e dotti personaggi che, impegnati in piacevoli giochi e in liete conversazioni, passano virtuosamente il tempo libero della sera, dopo le occupazioni quotidiane, e decidono di dedicarsi al gioco di "formar con parole un perfetto cortegiano".
La corte è quella di Urbino , presso la quale Castiglione prestò servizio dal 1504 al 1513: il  dialogo s’immagina avvenuto nel 1507, alla presenza della duchessa Elisabetta e della signora Emilia Pio. La struttura dell’opera è modulata sul De oratore di Cicerone, sulla Repubblica di Platone.
 
Dall’esigenza di riqualificare la figura del cortigiano deriva la trattazione che Ludovico di Canossa fa nel primo libro, dove sono definite le caratteristiche fisiche e morali del perfetto "uomo di corte": viene sottolineata la necessità di comportamenti prudenti, sapientemente ispirati ad una mediocritas che si traduce in equilibrato senso della misura. Categoria centrale di questo sistema di norme è la grazia, cui dovranno conformarsi i modi di vestire e di parlare, di muoversi e di mangiare, di apparire e di essere: il cortigiano, esperto conoscitore di armi e di lettere, nobile dotato di ogni virtù fisica e morale, avrà come compito precipuo quello di dissimulare ogni artificio, in nome di quella sprezzatura che è specifica forma del suo vivere in corte.
Nel corso del secondo libro, la parola passa da Federico Fregoso, impegnato ad illustrare le modalità di applicazione dei precetti delineati in precedenza, a Bernardo Dovizi da Bibbiena , che propone il tema delle facezie come forma propria dell’intrattenimento cortigiano. 
Giuliano de’ Medici illustra, nel terzo libro, i tratti della perfetta "donna di palazzo", immagine speculare a quella dell’ "uomo di corte" cui appartengono discrezione e decoro.
Il quarto ed ultimo libro affronta una serie di tematiche che si differenziano sensibilmente dalle precedenti, in quanto è in questa sede che vengono analizzati i rapporti fra principe e cortigiano all’interno della struttura politica e sociale della corte.
Conosciuto ancor prima che fosse pubblicato, il Cortegiano conobbe una rapida diffusione europea che testimonia il ruolo da esso ottenuto come modello di comportamento e compiuta forma del vivere nelle società, manifesto esemplare del perfetto "uomo di corte" fino alla Rivoluzione francese. Le letterature europee del Seicento documentano, infatti, una diffusione capillare del testo di Castiglione: se in Spagna il Cortegiano assume le fattezze dello Héroe (1647) e del Discreto (1646) del gesuita Balthasar Graciàn, in Francia diviene il Gentilhomme di N. Pasquier (1611), il Courtisan français (1632) di un autore rimasto anonimo, l’"honnête homme" de L’art de plaire à la cour di N. Faret stampato nel 1630.


Pubblicato a ridosso del sacco di Roma, nel 1528, pochi mesi prima della morte del suo autore, e accompagnato subito da un immenso successo, Il libro del Cortegiano si presenta come una complessa architettura retorica, fitta di citazioni nascoste derivate dalla lettura di Cicerone, Quintiliano, Plutarco, Senofonte, Orazio, Lucrezio, Aulo Gellio, Platone ed Aristotele. In apparenza intento a delineare la figura del perfetto uomo di corte, ambientato nella Urbino dei primi del Cinquecento, Il Cortegiano affronta in realtà i temi caldi di quegli anni: la crisi italiana nel contesto europeo, la dubbia moralità degli uomini di governo, l'assenza di un principe italiano, la centralità della Roma pontificia, e ancora, il tramonto del Rinascimento padano, l'emergere di nuove istituzioni monarchiche, un ideale di equilibrio e di misura che è già una memoria del tempo perduto. Il libro, che avrebbe indotto la maggior parte dei lettori a riconoscervi l'idealizzazione del perfetto gentiluomo, il recupero del neoplatonismo e la migliore eleganza letteraria dell'umanesimo italiano, è dunque intaccato alla radice dai problemi di un'epoca percorsa da cruciali dilemmi e lacerazioni. L'introduzione e il commento di Walter Barberis dell'edizione Einaudi riportano il grande classico alla sua filigrana politica ed esistenziale, riproponendone, al di là del «genere» letterario, le valenze politiche originarie e fornendo al lettore le chiavi per comprenderlo e apprezzarlo nella sua dimensione piu peculiare e innovativa. 

sabato 16 ottobre 2010

Carmelo Bene e Vittorio Gassman leggono l'inferno

 Canto XXXIII - Ugolino



 Canto XXVI - Ulisse

venerdì 15 ottobre 2010

Borges, Nove saggi danteschi

Jorge Luis Borges, Nove saggi danteschi - Un cercare pieno d'incanto (Francesco Carbone)

«La Commedia è un libro che tutti dobbiamo leggere. Non farlo significa privarci del dono più grande che la letteratura può offrirci, significa condannarci a uno strano ascetismo»


martedì 6 ottobre 2009

L'eterno mito di Orfeo ed Euridice


Orfeo, Euridice, Hermes:
Museo archeologico, Napoli





















POLIZIANO, LA FAVOLA DI ORFEO
.....
Dunque piangiamo, o sconsolata lira,
ché più non si convien l'usato canto.
Piangiam, mentre che 'l ciel ne' poli agira
e Filomela ceda al nostro pianto.
O cielo, o terra, o mare! o sorte dira!
Come potrò soffrir mai dolor tanto?
Euridice mia bella, o vita mia,
senza te non convien che 'n vita stia.
...

Il mito nei secoli

Il mito di Orfeo nel melodramma


Italo Calvino L'altra Euridice, Gesualdo Bufalino Il ritorno di Euridice

Umberto Curi, saggio su Orfeo ed Euridice



Giorgio de Chirico, Orfeo solitario


Variazioni sul mito di Orfeo



venerdì 25 settembre 2009

Inferno 24

Inferno XXXIV,
Lucifero nel Cocito ghiacciato (illustraz. Gustave Dorè)



"Non avean penne, ma di vispistrello
era lor modo; e quelle svolazzava,
sì che tre venti si movean da ello:

quindi Cocito tutto s'aggelava.



lunedì 1 giugno 2009

Tempo lineare e tempo ciclico

Ci sono due diverse concezioni del tempo, dice Ernst Junger: una lineare e una ciclica.

"Esse si annunciano già nel linguaggio. Chi dice: il tempo passa, scorre, trascorre, fugge, ha in mente un tempo diverso rispetto a chi usa modi di dire nei quali il tempo è rappresentato da una ruota e parla perciò di cicli e di ricorsi. Per il primo il tempo è una forza progressiva; per l'altro una forza ciclica. Sebbene nel tempo siano presenti entrambi questi aspetti, è molto diverso se percepiamo l’uno o l'altro, a quale dei due prestiamo ascolto".
Il pensiero di Junger si snoda ulteriormente così: "II tempo che ritorna è un tempo che dona e restituisce. Le ore sono ore dispensatrici. Sono anche diverse l’una dall'altra perché ci sono le ore di tutti i giorni e le ore di festa. Ci sono albe e tramonti, basse e alte maree, costellazioni e culminazioni. Il tempo progressivo invece, non viene misurato in cicli e moti circolari, ma su una scala graduata: è un tempo uniforme. Qui i contenuti passano in secondo piano" .
«Quanto più ci si identifica con il proprio tempo e si vive in simbiosi con esso, tanto più si è vittime dei suoi pregiudizi. Ma il pregiudizio più radicato è il tempo in quanto tale. Questo è un vecchio problema filosofico. Più recente, invece, è la consapevolezza che questo pregiudizio non rimane sempre uguale a sé stesso, che muta le forme in cui si presenta, che anch’esso è soggetto alle mode»

domenica 26 aprile 2009

martedì 3 marzo 2009

Las Meninas

domenica 15 febbraio 2009

Ciro di Pers














Mobile ordigno di dentate ruote,
lacera il giorno e lo divide in ore,
ed ha scritto fuor con fosche note
a chi legger le sa :”sempre si more”.

Mentre il metallo concavo percote,
voce funesta mi risuona al core,
né del fato spiegar meglio si puote
che con voce di bronzo il rio tenore.

Perch’io non speri mai riposo o pace,
questo che sembra un timpano e tromba,
mi sfida ogn’or contro l’età vorace,

e con quei colpi onde il metal rimbomba,
affretta il corso al secol fugace
e perché s’apra ognor picchia alla tomba.

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domenica 1 febbraio 2009

Letture - Gomorra; Romanzo criminale

Letture assegnate durante le vacanze:

1) Roberto Saviano, Gomorra, Feltrinelli 2006

2) Giancarlo De Cataldo, Romanzo criminale, Einaudi, 2002


Diario di lettura di 
Juliette
24 dicembre 2008
“il dottor Nicolò Scialoja dirige l’Ufficio logistica e informazioni sulla criminalità del ministero degli Interni. Abita un lussuoso attico in via Chiana. Non si è mai sposato”.
Leggo sempre l’ultima frase di un romanzo prima di iniziarlo : mi invoglia alla lettura. Devo però ammettere che questa frase in particolare mi lascia attonita; con un briciolo di perplessità inizio a leggere.
Il prologo si svolge a Roma, non fatico a immaginare lo stato di angoscia e rabbia del fantomatico personaggio, sono infatti in macchina da ore (sto andando in Francia) e l’odore della benzina attanaglia il mio stomaco a digiuno. Rapidamente giungo alla Genesi ;questo capitolo dal titolo apocalittico mi fa spontaneamente pensare a quello che si potrebbe definire “l’inizio della fine”; pochi paragrafi dopo mi accorgo che non mi sbagliavo : i ragazzi della neo banda malavitosa mirano a qualcosa di molto grande che senza dubbio li distruggerà :il dominio su Roma.
25 dicembre 2008
Scialoja ha scoperto la banda ! sprofondata nella poltrona lo maledico ….non può finire ora ! le poche pagine iniziali infatti bastano per affezionarsi a questi giovani sbandati : così lontani dalla nostra realtà attuale ma allo stesso tempo dotati di una tale volontà e audacia da far nascere nel lettore un sentimento di ammirazione.
28 29 dicembre 2008
In questi due giorni la lettura è diventata frenetica ;nelle ultime pagine è comparsa una nuova ed enigmatica figura : il Vecchio.
Questo burattinaio del sistema globale lascia con il fiato sospeso, è infatti impossibile capire quale sia il suo ruolo nella trama: perché un personaggio colto come lui è affiancato da due grezzi spioni come gli agenti Zeta e Pigreco ? che cosa lo lega alla banda della Magliana ?
3 gennaio 2009
Sono giunta al termine della lettura.
È stato come prendere una grande boccata d’aria e immergersi d’un tratto in tutto il sudiciume della società :la droga, la prostituzione, il racket …. Tutto precipita infatti con la morte del Libanese. Egli è l’unico che grazie al suo comportamento lucido e coerente riesce a dare ,paradossalmente, dignità alla banda. Con il suo assassinio la situazione si aggroviglia : i ragazzi iniziano a dividersi le mansioni facendo in realtà di testa loro e molte violenze vengono messe in atto senza un motivo apparente.
Personalmente mi aspettavo che il Freddo, personaggio distante ed enigmatico, avrebbe ripreso le redini del gruppo, ma il suo carattere solitario e l’amore per Roberta lo allontanano poco a poco dall’ottica di una vita malavitosa.
Il Dandi invece, figura in secondo piano all’inizio del romanzo, si impone.
Il Dandi si rivela in effetti un personaggio inquietante : la sua ricerca dello “stile” e il suo vizio per la moda gli conferiscono l’aspetto del boss, ma non il carattere. Per questo cerca aiuto presso la mafia siciliana ,in particolare stringe rapporti con il latitante “Zio Carlo”; questi, un violento assassino, diventa come un padre per il Dandi.
Accanto alla figura spicca prende anche fondamentale importanza nella trama il personaggio di Patrizia.

Quando ho “incontrato” Patrizia sono prima stata gelosa della sua indipendenza e della sua capacità di piegare gli uomini a ogni suo desiderio, che essi siano sbirri o sbandati. Ma con lo scorrere delle pagine la solitudine interiore di questa ragazza si fa sempre più sentire .è l’unico personaggio femminile di spicco del romanzo ma la sua vicinanza alla violenza e all’indifferenza l’hanno privata di ogni tipo di sensibilità. A mio parere Patrizia è paragonabile per la sua potenza sugli uomini al Vecchio, ma rimane un oggetto sessuale ed essendo sempre stata trattata in quanto tale non è mai riuscita ad esprimere sentimenti.

Al contrario Roberta è la ragazza della porta accanto, l’unico legame tra la vita quotidiana e quella della malavita . è lei che apre improvvisamente gli occhi al Freddo :una vita normale è possibile.

È incredibile notare l’evoluzione del carattere del Freddo ;prima un criminale ,dotato però di un ritegno e una compostezza che forzavano all’ammirazione e al rispetto sia i suoi compagni che il lettore stesso. Poi l’entrata in scena di Roberta e la metamorfosi: il ritegno diventa indecisione e la compostezza noia ;il Freddo non è più un lucido soldato bensì un uomo confuso e patetico che si rende improvvisamente conto che tutto ciò che ha fatto era sbagliato.

I personaggi che più ho citato fin’ora sono quelli che più mi hanno colpiti. Tra questi non appare però uno dei personaggi principali : il commissario Scialoja .Penso che questo fatto sia una delle conseguenze del difetto di questo libro …

De Cataldo racconta nel suo libro la storia della nascita della banda della Magliana ;concentra in particolare la sua attenzione sui personaggi di spicco del gruppo,i più forti, quelli che “se la passano meglio” ,trattandosi poi di un romanzo l’autore aggiunge dettagli (fantastici ?) che stuzzicano l’immaginazione del lettore :donne ,paillettes ,soldi e piste di cocaina.

Mai si parla però delle conseguenze disastrose di quest’organizzazione malavitosa sulla vita dei comuni cittadini ;il lettore non si sente quindi coinvolto e si immedesima nei criminali.

Il personaggio del commissario invece appare troppo tardi perché ci si possa immedesimare in lui, gli viene affibbiato un ruolo di “guasta feste “che interrompe i giochi dei criminali che si divertivano così tanto nella città.

Avendo letto Gomorra è facile fare un paragone tra i due libri. Da un lato Saviano descrive la malavita nei suoi aspetti più cruenti e patetici,approfondendo l’impatto sociale di quest’organizzazione ; dall’alto De Cataldo si limita a descrivere il crimine dall’interno .

Solo dopo aver finito il romanzo ci si sente in colpa per essersi immedesimati nei criminali della Magliana ,ma non si riesce comunque a provare indignazione e senso di colpa, che invece, mi hanno subito assalita dopo aver letto Gomorra.

Giulia Gabr.
PRIMA DELLA LETTURA
C’era una fila piuttosto notevole per “Gomorra”, una decina di persone per ogni copia della biblioteca...ho optato per “Romanzo Criminale”...
In realtà sono abbastanza curiosa di leggerlo, non avevo mai pensato neanche di aprirlo. Su Sky stanno trasmettendo la serie televisiva e tutte le volte che vedevo la pubblicità pensavo “Ma chi è che guarda questa roba?”. Per non parlare del film che ho abilmente evitato nonostante sia stato in programmazione quest’estate al cinema all’aperto per due mesi (ed è stata una vera impresa dato che, onestamente, non è che ci siano poi tante cose da fare a Castello in estate). Alla fine comunque, per alcune coincidenze “fatali” lo leggerò.

Non mi sembra un libro come quello di Saviano, non ha fatto tanto scalpore ed è rimasto nella sua nicchia. Comunque è strano come alla fine un libro possa entrare a fare parte della tua vita: come quando senti una parola che non conoscevi, la fai tua e dopo sembra che tutti aspettassero te per cominciare ad usarla, e inizi a sentirla pronunciata ovunque...Adesso sembra che fossi una reietta sociale perché fino al dicembre del 2008 l’avevo snobbato totalmente. Sembra che tutti lo abbiano letto, oppure abbiano visto il film o la serie...e fortunatamente a quanto pare è piaciuto quasi a tutti. Ne hanno perfino parlato su “Costume e Società”, la rubrica del tg2 che, per tradizione, guardo sempre prima di Natale. “Se non sapete che cosa regalare ai vostri cari, un libro è sempre una scelta sicura...e “Romanzo criminale”, di Giancarlo De Cataldo, è un successo assicurato!”. Insomma questa strana congiura mi inquieta però in compenso non vedo l’ora di leggerlo.

Mi mancano poche pagine per finire “Bonjour Tristesse” e cominciare RC. Pensandoci è stata una fortuna che io abbia scelto quello e non “Gomorra”...Saviano mi urta i nervi. Adesso che vuole andarsene dall’Italia poi, proprio non lo sopporto più. E’ il genere di persona che fa fortuna denunciando le colpe dell’Italia, come i giornalisti di Report ma non apriamo neanche il discorso. Mi hanno sempre insegnato ad amare il mio paese, che non è sicuramente perfetto, quindi non approvo una scelta che è stata fatta da Saviano, sapendo che lo avrebbe portato al successo...certo sono sicura che ha anche dei meriti e che la libera critica non può che fare bene ma, tra l’altro, va ad alimentare una serie di pregiudizi internazionali sulla mafia italiana. Ci chiamano mafiosi ma poi chi è che idolatra film come “Il padrino” ecc..? comunque adesso vado davvero a finire il libro così poi posso cominciare RC.

DOPO LA LETTURA
Avrei dovuto sicuramente tenere un diario costantemente mentre leggevo il libro, ma dopo averlo fatto per un po’ mi sono resa conto che stava venendo malissimo e che mi stava martoriando il piacere del libro: sono sicura che annotare alcuni concetti di saggi e articoli sia fondamentale. Però RC mi è piaciuto molto e continuare ad interrompere la lettura per scrivere delle osservazioni, tra l’altro anche piuttosto banali, mi faceva quasi male.

Alla fine della lettura mi sono sentita travolta dall’ammontare di informazioni che avevo ricevuto mentre scorrevo le pagine. Una serie di fatti, date, nomi, alcuni reali ed alcuni fittizi, insomma è un romanzo che va letto facendo una discreta attenzione alle sottigliezze dell’autore. Per esempio è interessante come fa proseguire la storia: non attraverso una semplice narrazione ma anche grazie all’aiuto dei verbali dei processi, che sicuramente conosce come le sue tasche, essendo giudice. Ci sono anche altre cose meno tecniche di cui mi sono resa conto solo dopo la lettura, quando sono andata a informarmi sui fatti veri legati alla stesura del libro. Per esempio: si parla spesso di un certo Cutolo, che per me non era un nome noto. Invece si tratta di un vero boss, della Camorra mi pare, arrestato con successo ancora prima della mia nascita. Poi è interessante come De Cataldo non abbia inventato poi così tanti fatti: ci sono interi siti dedicati alla ricostruzione delle relazioni tra i personaggi del libro e i veri appartenenti alla banda. L’altra sera sono andata a letto tardissimo perché mi ero davvero addentrata tra articoli dei primi anni ’90 relativi agli arresti, alle uccisioni e alle morti dei vari malavitosi...Sono legati a un gran numero di fatti di cronaca che ricordo di aver visto passare ai telegiornali mentre crescevo, per esempio alla scomparsa di Emanuela Orlandi.

Mi è sembrato che il libro fosse diviso in due parti: prima e dopo la morte del Libanese. Credo, infatti, che quando questo personaggio forte, che comunque può essere considerato come il protagonista delle vicende, sparisce dalla scena, innanzitutto sorprende il lettore. Non immaginavo che sarebbe morto così presto nella storia. Secondo poi da quando il Libanese scompare cambia radicalmente l’andamento della narrazione: prima la banda aveva successo, avevo perfino cominciato ad ammirare la precisione con cui avevano organizzato il contrabbando degli stupefacenti e la tecnica pulita con cui tenevano in pugno tutta Roma (preoccupante…), quando muore il capo però, il gruppo si disperde e per la prima volta comincia ad attraversare dei guai seri con la giustizia. Iniziano allora i noiosi verbali dei processi e i racconti di vendette personali interne alla banda, che ne causeranno eventualmente la fine. Comincia anche a perdersi la tensione narrativa: il libro diventa più lento e meno interessante, o almeno si legge peggio anche se comunque i fatti narrati (che sembrano pressoché i resoconti dei veri processi ai membri della Magliana) prendono ancora abbastanza. Infine l’epilogo finale, dal sapore amaro, mi ha lasciata un po’ delusa: certo non mi aspettavo un lieto fine, però almeno una netta e definitiva conclusione dei conti si. Invece così, con il Freddo malato e la maggior parte degli altri membri secondari della banda a piede libero non sembra proprio una vera fine.

Secondo me De Cataldo non si è concentrato abbastanza su alcune vicende che invece ho trovato molto interessanti: in particolare sull’evasione del Freddo. Certo, se fosse stato per me avrei scritto un libro sulla storia d’amore tra un boss della malavita e una brava ragazza...perché sono quel genere di persona...però così non ha lasciato neanche spazio all’immaginazione, nemmeno un piccolo pretesto per sognare: la storia era fredda e lineare, insomma non un libro adatto a me da quel punto di vista.

Tristissima la conclusione in Sud America con Roberta che ha dovuto rinunciare ad avere un bambino per motivi di salute...io avrei calcato un po’ più la mano...

Curiosità: Enrico De Pedis (Dandi) è sepolto nella Basilica di Sant’Apollinare dopo essere stato riesumato da Verano. E’ riuscito a farsi seppellire lì per i contatti che aveva con il Vaticano cui pagava laute tangenti..

Una cosa inquietante sono i posti dove si svolge la vicenda: le osterie “Il nuovo mondo” e “Il Perilli” sono ristoranti dove ho mangiato anch’io e dove Dandi e il Libanese mangiano spesso all’inizio della storia il “Full ‘80” era una locale che è chiuso un paio di anni fa. Il libro si apre con Dandi che passeggia fuori dalle mura del cimitero di mia madre...Insomma il libro dovrebbe essere frutto della fantasia dell’autore, ma non poi così tanto...

Interessante come le vicende della Magliana che nella realtà sono così strettamente legate con la vita politica degli anni ’80, nel libro si sviluppino attorno ad alcuni cardini rappresentati da avvenimenti tragici che hanno scioccato l’Italia. L’omicidio Moro è probabilmente il primo. Mi pare che la velata accusa (non poi così velata) allo Stato da parte dell’autore di aver lasciato perdere e aver aspettato il ritrovamento del cadavere con inerzia sia infondato o almeno un po’ gratuito, però lo scenario della strage di Bologna visto attraverso gli occhi di un gruppo di persone di cui di solito non si ascoltano le testimonianze è sicuramente originale. Interessante anche l’accenno ai funerali di Berlinguer che hanno sconvolto così tanto la scena politica e sociale italiana da non poter non essere citati. Stavo per mettermi a piangere quando De Cataldo descrive l’anniversario della bomba alla stazione di Bologna. Carmelo Bene che legge dalle Due Torri è una scena che mi è molto cara. Mio padre me ne parlava sempre quando ero piccola, dicendo che il partito aveva organizzato un autobus da Imola per andare a sentire le celebrazioni e che aveva colto l’occasione per portare mia madre che non aveva mai sentito Dante essendo appena arrivata dalla Gran Bretagna (mamma ricorda quel giorno con meno gioia, dicendo che non capiva niente e che applaudiva quando lo facevano tutti gli altri).

Romanzo Criminale il film

Non ho resistito: dopo aver letto il libro non ho potuto fare a meno di vedere il film. Anche perché Kim Rossi Stuart nei panni del Freddo è da non perdere. La produzione cinematografica era molto più drastica del libro: la fine era proprio come l’avrei voluta, con un generale spargimento di sangue che concludeva tutte le faccende in sospeso. Gigio, che nel libro è una figura piuttosto complessa, soprattutto per la sua relazione con il fratello, nel film è una marionetta che serve esclusivamente come pretesto per far scoppiare la vendetta tra i membri della banda. Il Nero viene trasformato in un personaggio radicale, anche lui perde di spessore e la sua fine arriva molto prima che nel libro. Mancano molti altri protagonisti: Nembo Kid, Donatella, Vanessa e molte storie che rendevano il romanzo ricco di spunti, comunque tutto sommato mantiene l’interesse nonostante, tra l’altro, sia un film particolarmente lungo. Il finale che ho già citato doveva servire come morale, e quindi si discosta dalla realtà molto più di quello di De Cataldo. Placido sembra voler dimostrare che i delinquenti sono vittima della loro stessa medicina, mentre in realtà molti dei personaggi che nel film spariscono, finiscono in carcere o muoiono, sono tutt’ora in libertà. Comunque anche questo espediente ha una sua necessità. Credo che a noi Italiani non piaccia essere ricordati che il destino e la giustizia non puniscono severamente i criminali, non sempre almeno. Soprattutto siamo costretti a prendere delle posizioni molto più nette, a essere molto più rigidi per non essere considerati dei “mafiosi” nel resto del mondo. Questa cosa fa schifo, me ne rendo conto ogni volta che vado a stare dai miei cugini a Nottingham, sono convinti che viviamo in una specie di avventurosa “favoletta” simile al “Padrino”, non considerano neanche che per noi la mafia, la camorra...sono problemi seri con cui molti italiani devono convivere. E invece quando lo capiscono prendono le distanze da noi “mafiosi” come se tutti fossimo dei criminali, senza pensare alle persone che veramente prendono posizione nei confronti della malavita e non idolatrano personaggi fittizi come Don Vito Corleone. Insomma sembrerà un luogo comune ma se dei romanzi come “Romanzo Criminale” o “Gomorra” possono far capire a noi per primi ma anche e soprattutto agli altri che in Italia le varie mafie sono realtà tangibili ma che ci sono persone che ci combattono giornalmente senza accontentarsi di sopportarle ciecamente, allora dovremmo sicuramente pubblicarne di più.