mercoledì 5 maggio 2021

Ugo Foscolo


Ritratto di Ugo Foscoloolio su tela, opera di François-Xavier Fabre1813 (Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze)

Solcata ho fronte....... 


VIDEO DI RAISCUOLA SU FOSCOLO A QUESTO LINK (50 minuti)
https://www.raiplay.it/video/2017/11/Cultura---I-grandi-della-letteratura-Ugo-Foscolo-175f5a51-e40e-4ff6-b88b-e5e02a9d1356.html

Progetto Ugo Foscolo  -TUTTE LE OPERE e alcune pagine critiche

       

       Il neoclassicismo
Negli ultimi anni del ‘700 e nei primi dell’ ‘800 la nuova ammirazione per il mondo classico determinò il movimento artistico e letterario del neoclassicismo, che si diffuse in tutta Europa e in particolarmente in Italia, ove il culto delle gloriose tradizioni antiche era considerato come espressione di religiosa devozione alla patria ideale e acquistava perciò un significato morale e politico in un tempo in cui incominciava a risvegliarsi anche nella nostra penisola la coscienza nazionale. La corrente, reagendo tra l’altro al barocco  rimise in onore la poesia e l’arte greco-romana.
Il desiderio di ritorno alla “classicità” che caratterizza il neoclassicismo viene sollecitato dagli scavi archeologici che portarono alla luce i resti di Ercolano e di Pompei, che ispirarono gli artisti.
D’importanza fondamentale fu l'archeologo  Winckelmann che sostenne nei suoi scritti che l’arte greca era l’ideale del bello, il dominio delle passioni e la semplicità. L’arte e la letteratura, secondo lui,dovevano mirare al “bello ideale”.
Nel campo letterario il neoclassicismo anelava a un mondo remoto di bellezza e giovinezza eterna, a   un’oasi di serenità,di pace, di beatitudine, si proponeva di rinnovare modi e concezioni del passato;in realtà, ritornava alle favole mitologiche e si esauriva nella ricerca della perfezione stilistica.

Il Preromanticismo
                                 
Negli ultimi decenni del ‘700 si assiste in tutta Europa alla diffusione di un movimento,il Preromanticismo che riscopre il senso drammatico della vita e i grandi temi esistenziali,dominati dalla fantasia e dal mistero. Questo movimento,che prelude a quello romantico ottocentesco,sorge in Inghilterra con la poesia sepolcrale di Thomas Gray.
oltre a lui ricordiamo,tra i precursori del romanticismo europeo:
in Inghilterra,Edward Young James Macpherson che creò i canti di Ossian
- in Germania,Johann Wolfgang Goethe, Friedrich Schiller e Friedrich Holderlin;

Goethe dà vita a un movimento che preannuncia il romanticismo:  Sturm und Drang = “tempesta e assalto”.

Vedi a questo link il "preromanticismo" nell'opera di Rousseau:
http://beppesebaste.blogspot.it/2012/06/le-passeggiate-del-sognatore-solitario.html
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BIOGRAFIA ESSENZIALE
1778  Nasce a Zante, isola greca posseduta dalla Repubblica di Venezia
1792  Si trasferisce a Venezia dove compie i suoi studi classici.
1796 - Si sposta temporaneamente a Padova; poi a Venezia  aspetta l'arrivo di Napoleone liberatore. Nel frattempo scrive una tragedia, studia e legge autori europei come Locke, Rousseau, Swift. Si trasferisce a Bologna e si arruola nei "cacciatori a cavallo" per combattere con Napoleone.
1797 - Con il trattato di Campoformio, che cede Venezia agli austriaci  Foscolo si sente tradito da Napoleone. Scrive due dediche, una contro N, e una per i cittadini italiani, perchè siano consapevoli del loro passato glorioso.
Va a Milano e passa quel che viene definito il "periodo più felice" della sua vita, fiorente per la carriera, benchè detesti i milanesi che lui chiama "stomachi" e la città soprannominata Paneropoli, la città della panna.
E' in questo periodo che inizia la prima stesura delle "ultime lettere", Il romanzo, allora concepito come genere di svago dai lettori, viene definito "estremo" ma è molto amato. Foscolo si riflette nell'Ortis e critica Napoleone, portandosi l'opera appresso tutta la vita e pubblicandone molte ristampe.-
1799  1801  Si sposta a Bologna, combatte nella Guardia Nazionale,  e ferito.
1804 1806 Vive in Francia. A Parigi incontra Alessandro Manzoni.
1806 - Si imposta da parte del governo francese una legge che impone lo spostamento dei cimiteri al di fuori delle mura delle città. Foscolo, che riteneva che i cimiteri avessero un ruolo fondamentale per la memoria  e la celebrazione degli avi, criticò ampiamente questa legge nel poema I Sepolcri, di chiara impronta politica, con l'obiettivo di insegnare agli italiani ad onorare le proprie glorie del passato. Foscolo credeva nel forte valore civilizzatore e nella funzione politica della poesia.
1808 - Foscolo va a Pavia, frequenta salotti letterari e diventa prof di eloquenza italiana all'università di Pavia. Perde però subito la cattedra dopo la lezione inaugurale  e tiene lezioni private. Sono anni di lotta furiosa contro il potere assoluto, rifiuta di scrivere elogi all'imperatore e inveisce contro il popolo che non si oppone.
1813 - Foscolo si trasferisce a Firenze dove ha un altro periodo di serenità. Alloggia nella villa di Bellosguardo, scrive e pubblica.

1815 - Con la sconfitta di Napoleone Foscolo torna a Milano che è però di nuovo in mano agli austriaci. Cerca di fondare una rivista, "La biblioteca italiana" ma non accetta di giurare fedeltà. Non sopportando più la situazione si autoesilia: scappa senza bagagli nella notte. Va prima a Zurigo, poi a Londra. Qui cerca di introdursi in un ambiente borghese, facendo credere di essere un letterato benestante straniero. Inizia ad avere seri problemi economici che lo costringono a trasferirsi in quartieri poveri e malsani, a vivere in clandestinità acquisendo nomi falsi.
1824 - Finalmente crede di trovare una soluzione ai suoi problemi. Un coetaneo, William Pickering,editore in ascesa, gli propone un contratto per scrivere prefazioni e commenti a 20 classici italiani. Foscolo, che li aveva sempre studiati, accetta il contratto. Ma le finanze non migliorano e finisce perfino in carcere per tre settimane a causa dei debiti. Uscito di prigione la sua salute comincia a peggiorare: sviluppa una forma di idropisia (o tubercolosi) che lo costringe di interrompere il lavoro. Scrive l'n"epistula posteritati" preso dal desiderio di lasciare una traccia di sè.
1827 - Muore a Londra povero e solo con la figlia ritrovata, Floriana.
1840 - Mazzini trova nell'ufficio di Pichering una lettera apologetica che Foscolo aveva scritto a quest'ultimo.
1871 Le sue ceneri vennero traslate nella chiesa di Santa Croce a Firenze.

Come già Dante, Foscolo venne  considerato come una specie di "padre" della Patria italiana e della sua libertà,

http://www.internetculturale.it/directories/ViaggiNelTesto/foscolo/index.html


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Sonetti    (vedi A me stesso, Alla sera, Zacinto)
“I Sonetti”: Costituiscono uno dei vertici della poesia Foscoliana per il raggiunto equilibrio tra reale e ideale, ragione e sentimento, elementi preromantici e neoclassici.
A Zacinto: E’ dedicato alla sua isola mitizzata come culla di bellezza e armonia, come sede di valori importanti (eroismo, arte). E’ presente nel sonetto un accento di individualismo e , per ciò che riguarda l’aspetto preromantico, sono presenti temi come la consapevolezza della morte, l’esilio e il sepolcro illacrimato. Per quanto riguarda l’aspetto neoclassico ritorna il tema del mito greco (Venere fecondatrice e simbolo di bellezza serena), e quello dell’arte eternatrice.

 Alla Sera: E’ il sonetto meno legato ad elementi autobiografici. La sera è vista come simbolo di morte nella quale si acquietano le tempeste del vivere ed è definita nulla eterno.
Elementi neoclassici: descrizione della sera estiva e serena.

Elementi preromantici: descrizione della sera invernale, irrequietezza, sentimento del tempo che passa.

FOSCOLO TRADUTTORE 

 DEI SEPOLCRI


I Sepolcri: Il carme si pone in atteggiamento polemico nei confronti dell’editto di Saint Cloud del 1804, il  quale stabiliva che le tombe dovevano essere uguali per tutti, senza distinzioni tra illustri e ignoti. Foscolo vede nell’editto un oltraggio al sacro e pietoso culto dei morti. Nel carme esprime le seguenti ragioni:
1) Le tombe, anche se sono inutili ai morti, sono tuttavia utili ai vivi per poter instaurare un vincolo d’amore con gli estinti;
2) hanno un valore storico: «il culto delle sepolture è nato con le stesse origini della civiltà» (Vico);
3) e valore patriottico: il carme, infatti, è anche un’esaltazione della patria, un continuo incitamento alla libertà; le tombe dei grandi, infatti, ispirano l’animo degli uomini generosi a compiere grandi imprese, a lottare e a sacrificarsi per la patria (Maratona, Santa Croce, Troia). “I Sepolcri”sono, sicuramente, una delle opere più mature del Foscolo. In essa si realizza una sintesi armoniosa tra l’elemento passionale, derivato dalla partecipazione dell’autore alle tumultuose vicende del suo tempo, e la forma poetica, frutto del suo gusto neoclassico tendente all’armoniosa bellezza e alla serenità. Tali spinte contraddittorie si riscontrano, tuttavia, nel contrasto tra reale e ideale, tra verità e illusioni, conferendo all’opera quel tono di accorata commozione e di malinconia e che costituisce il carattere più originale dal punto di vista poetico.

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TESTO COMPLETO DELL'ORTIS

LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS
LA VICENDA EDITORIALE


1796 à Foscolo redige un Piano di Studj (insieme di opere lette o da leggersi, composte o da comporsi) in cui, tra le Prose originali, compare Laura, lettere. Una parte della critica individua in quest’opera il nucleo originario del futuro romanzo.
1798 à A Bologna inizia a pubblicare, presso l’editore Marsigli, la prima stesura dell’opera, consistente in 45 lettere inviate da Jacopo Ortis a Lorenzo Alderani, l’amico cui è affidato il compito di pubblicarle.
Le lettere coprono il periodo che va dal 3 settembre 1797 (inviata dai Colli Euganei) al 31 maggio 1798 (Jacopo decide di lasciare Teresa). La stesura, in cui è scarsa la presenza di materia politica, presenta una breve prefazione Al lettore e una avvertenza a fine romanzo (A chi legge).

1799 à L’editore Marsigli vuole che l’opera - interrotta da Foscolo arruolatosi nella guerra contro gli austro-russi – venga completata, affidandola al bolognese Angelo Sassoli. Il romanzo viene pubblicato a insaputa dell’autore, prima con il titolo di Ultime Lettere di Jacopo Ortis, poi con quello di Vera storia di due amanti infelici ossia Ultime lettere di Jacopo Ortis.
Una parte della critica ipotizza che Foscolo avesse già consegnato, prima della sua partenza, il resto del manoscritto (completo o quasi) a Marsigli, cosicché Sassoli avrebbe lavorato su un materiale preesistente per accentuarne il carattere amoroso e sminuirne quello politico o religioso, forse per problemi di censura.

1802 à Indignato con Sassoli, Foscolo rimette mano all’opera, modificandone profondamente la trama – che diviene quella definitiva e poi comunemente conosciuta – e la pubblica l’anno successivo (1803) a Milano. Questa edizione, su cui si basano tutte quelle successive, è la prima ad essere autorizzata da Foscolo. In essa l’autore finalmente si riconosce: il romanzo trasferisce nella scrittura letteraria il complesso delle esperienze vissute tra il 1799 e il 1802.

1816 à Durante il suo soggiorno a Zurigo, Foscolo sente l’esigenza di rileggere e ristampare la sua opera giovanile, premettendovi una lunga Notizia bibliografica e, soprattutto, inserendo la lettera del 17 Marzo in cui emerge il legame tra passione amorosa e impegno politico.

1817 à A Londra Foscolo rimette mano ancora una volta al romanzo per curarne l’ultima e definitiva edizione, che esce presso l’editore Murray.


La molteplicità delle stesure evidenzia una complessa storia interna, che giustifica la definizione data dal critico Dante Isella che vede l’Ortis “come “diario aperto” di un lungo tratto di vita, il libro ripreso in mano dall’autore, a intervalli d’anni, per registrarvi di volta in volta la sua storia più recente”.



MAPPA SULL'ORTIS:




Friedrich, Wanderer above the mist


"Storia di un suicidio annunciato"- Enzo Siciliano
Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo costituiscono l' incunabolo del romanzo italiano: dico incunabolo in senso etimologico, un primo modello a stampa riprodotto con forte vicinanza al manoscritto originale. Nelle pagine del romanzo, un fascicolo di lettere intercalate da raccordi narrativi stilati dalla mano del loro destinatario, lasciano avvertire l' odore dell' inchiostro fresco, della ceralacca che sigillava le buste, ancora ci sono tracce di carta spiegazzata dalla mano sbrigativa del corriere di posta. Si avverte l' odor di lacrime dello sventurato ragazzo che le scriveva di furia preparandosi a morire. Jacopo si uccide - e il romanzo è la storia di un suicidio annunciato - come può accadere all' uscita dall' adolescenza, per un eccesso di vitalità, perché il mondo non risponde alle tue esigenze, perché si mostra ostile ai tuoi desideri, e sono desideri che oltrepassano i tuoi sogni. Al liceo ci dicevano che Jacopo si uccide per amore, e che il suicidio per amore era la malattia del secolo: vedi come questa malattia era stata descritta con analitica precisione nel Werther di Goethe, testo esemplare per il nostro Foscolo. Il fatto è che nello Jacopo Ortis  quel male non è proiettato come un male astratto. Foscolo era della razza dei Kleist, dei Puskin: era coetaneo del Beethoven che componeva e pubblicava i Quartetti per archi op. 18 fra il 1798 e il 1801. Ed è per questo, fuori anche dall' idea che il racconto, dettato dalle passioni giovanili del poeta dei Sepolcri, sia del Werther una pedissequa imitazione, è per questo, poiché quel male non vi è proiettato come astratto, che esso è l' incunabolo del romanzo italiano, e sta alla radice della nostra tradizione narrativa. Quel male è visto da Foscolo come un concreto risultato della Storia. Si incrocia, nell' infelicità esistenziale di Jacopo, nel suo bisogno di un Dio che  delude pure se se ne avverte la vicinanza, alla fortissima delusione politica, all' impotenza feroce provata di fronte alla "svendita" di Venezia agli austriaci da parte di Napoleone - , liquidazione dell' estremo residuo di libertà italiana, eco di una lontana realtà d' autonomia che nei secoli si era conservata sotto specie di debole fiammella. Arrivò Napoleone con le sue promesse di libertà fraternità uguaglianza per tutti gli italiani; ma erano promesse di fatto pietrificate dallo sguardo meduseo della ragion di stato. E Venezia venne scambiata per uno straccio di pace, dimenticata di lì a poco con noncuranza. Il famosissimo incipit del romanzo, scandito quasi in versi sciolti - «Il sacrificio della nostra patria è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e le nostre infamie» - , che non appare nelle prime versioni a stampa del libro, quelle bolognesi pirata, contraffatte da aggiunte e correzioni editoriali che potessero renderlo meno indigesto alla censura, è presente nell' edizione 1802 voluta e riveduta dall' autore, quella che inviò a Goethe dopo avergli scritto una lettera datata 16 gennaio: «Riceverete il primo volumetto di una mia operetta a cui forse diè origine il vostro Werther. Duolmi che voi non vediate se non i primi atti, per così dire, della tragedia; gli ultimi sono più veri e più caldi. Ho dipinto me stesso, le mie passioni, e i miei tempi sotto il nome di un mio amico ammazzatosi a Padova. Non ho nissun merito nell' invenzione avendo tratto tutto dal vero; i miei  concittadini pregiano il mio stile in un' opera dove per mancanza di modelli ho dovuto farmi una lingua mia propria...». Il vero Jacopo Ortis, studente all' università di Padova - frequentata anche da Foscolo - , si era ucciso con due pugnalate al petto, senza lasciar parola per giustificare agli amici, ai parenti un gesto tanto estremo. Quel mistero, quel coraggio furono di ispirazione per lo scrittore. Un possibile romanzo italiano aveva esempi lontani, in Boccaccio e nei novellieri rinascimentali - erano narrazioni di commedia, di vita arguta. Poi, con il loro magistero sulla realtà effettuale, per un romanzo possibile, si affacciavano padrini le ombre dei grandi storici, Machiavelli e Guicciardini. Presso Foscolo, c' era, ravvicinato, l' esempio di Alfieri con l' ardimento tragico della sua esistenza. Alfieri aveva scritto la Vita proprio negli anni in cui Foscolo metteva al segno il suo Ortis. La Vita fu pubblicata postuma nel 1804, quando già l' Ortis conosceva il successo. I due libri costituiscono i primi palinsesti della narrativa moderna. E Jacopo, in questo quadro, è personaggio chiave per la sua, a detta di uno scrittore d' oggi, Aurelio Picca, antica e maschia inattualità. Abbandonato all' istinto, alle incertezze delle illuminazioni interiori, il suo male di vivere si trasforma in un eccesso inarginabile per la vitalità politica e civile  che l' investe. La passione patria e la passione per Teresa, la donna che ama e che gli interessi pratici di una famiglia, dentro cui la politica si mescola, gli vietano, lo portano a commettere il gesto estremo. Ma il travaglio non è così lineare: bolle in lui la vita complessa, ardente, colma della corporeità e sensualità che erano del suo autore, una vita sempre incerta e unicamente guidata dalla luce accecante di una vocazione. Foscolo ebbe dalla sua la bellezza incantevole e bruciante della giovinezza. Fra i nostri classici, forse con Nievo che gli era devoto, è quello nel quale - leggilo nel magma adamantino del suo Epistolario - avvertiamo quanto mai caldo l' odore scomposto della vita, proprio l' odore e non il profumo. Incertezze e contraddizioni esistenziali lo segnano. Ufficiale dell' esercito napoleonico, ferito in battaglia, l' amore per la libertà ne fece un perenne disobbediente inseguito da calunnie; finché decise di abbandonare l' Italia e rifugiarsi a Londra contraffacendosi, sempre in caccia di romanzo, nel sembiante del Didimo Chierico di Sterne. Ma la sua sensibilità, la sua intelligenza, la chiarezza della sua espressione lo avevano spinto a disegnare l' incunabolo che ho detto. Pregi e difetti del nostro romanzo sono tutti assiepati in Jacopo Ortis: una non comune forza lirica di scrittura, e in questa nessuna costrizione a sintassi precostituite. I personaggi vi hanno spessore perché messi al fuoco della realtà storica: la loro sofferenza e la loro tragedia è segnata dalle contingenze d' un travaglio dove tutti ebbero sorte di vittime. La bufera delle guerre napoleoniche è più che un telone di sfondo: rende invece tutto incerto, piagato e sofferente. Da un lato, l' altezza verticale di sentimenti che non hanno nome; dall' altro, la vertigine di chi vive quei sentimenti nel sentirsi imprigionato dai   fatti. Dal conflitto è nato appunto un romanzo rimasto tuttora esemplare. - ENZO SICILIANO

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TELLINI SU ORTIS: VIDEO
https://webtv.loescher.it/home/zoomPublic?contentId=2051956

COMMENTO; TEMI E SINTESI DELL'ORTIS

e vedi anche la biografia di Foscolo di Riccardo Stracuzzi 

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