“Il Caffè” nasce a Milano nel 1764 come foglio periodico di quattro pagine pubblicate
ogni dieci giorni. L’avventura del periodico fu breve e terminò alla fine della
seconda annata di pubblicazione nel 1766.
Autori della rivista
sono i soci dell’Accademia dei Pugni,
tra i quali si distinguono le voci dei fratelli Pietro e Alessandro Verri e quella
di Cesare Beccaria.
Gli obbiettivi del
periodico vengono presentati nel primo foglio, intitolato “Introduzione”[2],
pubblicato anonimo nel giugno 1764. In realtà, come vedremo più avanti, si può
far risalire questo testo a Pietro Verri. Nell’introduzione gli autori
rispondono alle domande fittizie dei lettori indicando che il Caffè è una
rivista pubblicata ogni dieci giorni contenente testi che toccano argomenti
diversi tra loro ma attuali e di pubblica utilità. Viene inoltre scelto uno
stile “che non annoi”[3]. L’idea è quella di pubblicare i fogli periodici “insin
a tanto che avranno spaccio”[4] e arrivati a trentasei fogli di farne “un tomo
di mole discreta”[5].
Gli autori si impongono inoltre di sospendere la pubblicazione dei fogli “se
poi il pubblico non li legge”[6] e informano inoltre il pubblico sul fine del
progetto, che risulta “una aggradevole occupazione per noi, il fine di far
quel bene che possiamo alla nostra patria, il fine di spargere delle utili
cognizioni fra i nostri cittadini divertendoli, come altrove fecero Steele
e Swift e Addisson e Pope [7] ed
altri”.[8]
Dopo questa breve ma
esaustiva motivazione del progetto gli autori, spiegando il titolo della
rivista, introducono il lettore nella cornice fittizia della bottega del caffè.
Attraverso la
descrizione della bottega del caffettiere greco Demetrio,
il lettore viene informato sul titolo del periodico “Il Caffè”, “poiché
[i fogli] appunto son nati in una bottega di caffè”[.
Nell’introduzione
viene descritta la bottega del caffè del caffettiere greco Demetrio, che “sen
venne in Milano dove son già tre mesi che ha aperta una bottega addobbata con
ricchezza ed eleganza somma. In essa bottega primieramente si beve un caffè che
merita il nome veramente di caffè”[10].
La particolarità della
bottega di Demetrio non è la possibilità di consumare un ottimo caffè, ma
quella di immergersi in un ambiente di grande cultura. Le numerose possibilità
per ampliare la propria conoscenza personale vengono pure elencate
nell’introduzione, nella quale viene detto che “in essa bottega chi vuole
leggere trova sempre i fogli di novelle politiche […],trova per suo uso e il
Giornale enciclopedico e l’Estratto delle letteratura europea e simil buone
raccolte di novelle interessanti […] v’è di più un buon atlante, che decide le
questioni che nascono nelle nuove politiche”[11].
Oltre alle molte opere
di consultazione disponibili nella bottega, essa svolge la funzione di
luogo-centro nel quale hanno luogo le discussioni e nel quale confluiscono le
informazioni utili alla stesura dei fogli periodici. Viene infatti detto che “in
essa bottega per finire si radunano alcuni uomini, altri ragionevoli, altri
irragionevoli, si discorre, si parla, si scherza, si sta sul serio; ed io, che
per naturale inclinazione parlo poco, mi son compiaciuto di registrare tutte le
scene interessanti che vi vedo accadere e tutt’i discorsi che vi ascolto degni
da registrarsi”.[12]
Si noti dunque:
La funzione della bottega come luogo
di scambio;
La cornice fittizia come schermo per la censuraIl ripescaggio di esperienze inglesi per il modello del giornale e inglesi per il desiderio di divulgazione
http://www.treccani.it/enciclopedia/il-caffe/
I TEMI A QUESTO PUNTO SONO DUE:
Carlo Goldoni, La
bottega del caffè: https://www.youtube.com/watch?v=R2ibtYMG0OM
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